Cronaca recente di un piccolo paese

STORIA RECENTE DI ADEGLIACCO

Questa è storia recente di Adegliacco, vissuta in prima persona da pochi, non molto conosciuta in paese, ma che dovrebbe far riflettere; non è una storia edificante come quella scritta da Erfo, Anto e Marco nel 762, però merita di essere diffusa come presa di coscienza.
Ma andiamo per ordine: anche questa storia comincia con i personaggi citati, che nel 762 hanno concesso la libertà ai nostri antenati di Adelliaco (pag.10/11 CASAS..); infatti il 2 aprile 2011 è stato presentato il libro CASAS IN ADELLIACO, scritto da Oscar Della Maestra, paesano, e Sandro Comuzzo, edito dal paesano Mario Ribis, in cui faceva bella mostra di sè una mappa dell’Archivio Storico Udinese del 1843 (pag.58/59 CASAS..), dove comparivano chiaramente i confini della nostra frazione come erano ai tempi e non come l’Amministrazione Comunale vuole farci credere. A dire il vero si parlava, fra poche persone, di questa situazione strana, di cartelli indicatori stradali non troppo rispettosi della realtà territoriale; ma potevano sembrare discorsi un po’ campati in aria, non avendo in mano dei documenti chiari su cui basarsi.


Ora però c’era un documento, vecchio sì, ma validissimo, al quale si poteva fare riferimento in queste nostre discussioni.
E a Mario Peressutti di Santa Fosca, (che comparirà spesso in questa storia, al punto che d’ora in avanti sarà citato solo come M.P.) è venuto il ghiribizzo di sapere come mai cartelli stradali con la scritta Feletto Umberto si trovavano sul territorio di Adegliacco e pure su quello di Cavalicco. E così un giorno si presentò in Comune, in orario di ricevimento del Sindaco, per affrontare direttamente l’argomento; ma il Sindaco, che aveva altri impegni, ha dirottato M.P. a Rosalba Asìno, impiegata dello Staff.
E questa è la prima delle tante lettere che, dopo quel giorno, sono state presentate in Comune.

Ormai gli argini erano rotti, e così M.P. il 3 giugno 2011 consegnava nelle mani di Rosalba un’altra lettera in cui si segnalava la presenza nei pressi dell’Ufficio Postale di Cavalicco, di uno strano cartello con l’intestazione di Comune di Tavagnacco (che, se non l’aveva commissionato, aveva se non altro avallato il contenuto) in cui era contenuta la mappa del Comune, presentata secondo le idee di un qualche impiegato comunale, senza che fossero stati consultati i documenti ufficiali dell’archivio comunale. Già si vede, nell’unica mappa che è pubblicamente esposta sul territorio comunale, nella quale sono definiti i confini delle frazioni, qual’è l’idea predominante all’interno dell’Amministrazione.
Una particolarità a proposito di questo cartello: per qualche tempo, vicino al cartello ufficiale, è rimasto appeso un foglio formato A4 con una foto ritoccata appesa con lo spago, dove erano evidenziati i confini legali, accompagnati dalla scritta: ADEGLIACCO E CAVALICCO SONO PIU’ ESTESI DI QUANTO VOGLIONO FARCI CREDERE. Poi una domenica mattina M.P., armato di vernici ha pensato bene di ritoccare direttamente il cartellone, che, nella nuova veste, ha resistito fino alla sua recente rimozione.

Il commento alla risposta dell’Amministrazione Comunale viene lasciato all’attenzione del lettore

 

Considerato l’atteggiamento di chiusura espresso nella lettera di risposta del Sindaco, il primo impulso provato da M.P.è stato quello di lasciar perdere quelle rivendicazioni che però, ogni giorno che passava e si scoprivano piccole o grandi angherie nei confronti dei nostri due paesi, sembrava giusto sostenere.

 

 

Però la mappa del 1843, che era ormai diventata la nostra bandiera di combattimento e il sostegno morale per continuare, era stata il classico sasso nello stagno. Per Rosalba era la prima volta che aveva sotto gli occhi una realtà nuova e sconosciuta, e alla richiesta di ulteriori chiarimenti, non ha trovato di meglio che accompagnare M.P. dal Comandante dei Vigili Urbani. Stessa sorpresa anche da parte del Comandante, il quale alla precisa richiesta del perché cartelli stradali con la scritta Feletto erano piazzati sul territorio che era chiaramente di Adegliacco e Cavalicco, ha risposto che la sua competenza era consistita nel segnalare che, per il Codice dalla Strada, nei luoghi che lui indicava andavano piazzati cartelli con l’indicazione di centro abitato; alla sua richiesta su che nome scrivere, qualcuno aveva detto Feletto, e così è stato fatto. M.P. non ha potuto trattenersi: “Ma non si è provveduto a verificare su quale territorio venivano piantati questi cartelli?”; la risposta fu che lui aveva applicato il Codice della Strada, e non era tenuto a controllare i nomi che venivano imposti da Superiori Autorità (L’art.4 del Codice della Strada prevede che nelle mappe del Comune vengano indicati i confini delle frazioni che lo compongono, ma questo non è stato applicato).

La mancata definizione dei limiti territoriali delle frazioni era davvero una stranezza, e così per sciogliere il dubbio, Rosalba ha accompagnato M.P. da Ivano Sebastianutti, informatico del Comune; il quale ha spiegato come era stato informatizzato tutto il territorio con tutti i mappali, e tutte le strade, ma nessuno aveva richiesto agli informatici che venissero applicati gli stessi ritrovati per definire chiaramente i confini delle frazioni.

Cosa pensare di tutto questo? La sorpresa era un atteggiamento? Anni di disinformazione attuata dal Comune stava dando i suoi frutti?

Però l’ambiente si stava scaldando, e tra quelli che credevano in questo nostro lavoro di riscoperta della verità, si cercavano nuovi mezzi per far valere le nostre idee; oppure, si diceva, ci venga dimostrato che siamo in errore, e allora si chiude tutto. Per cui si è pensato di ricorrere ai Consiglieri Comunali che Adegliacco e Cavalicco avevano eletto, e sui quali si confidava per avere un sostegno.

 

Dopo un paio di lettere al Direttore del Messaggero Veneto, si è presentata la ghiotta occasione di avere un riscontro dalla stampa locale, nella persona di un giornalista del Messaggero Veneto, che da Mario Ribis e M.P., è stato accompagnato a vedere quali sono i confini effettivi delle nostre frazioni; e poi abbiamo concluso l’incontro spiegando quali erano le nostre posizioni. E’ possibile che non ci siamo spiegati bene, perché nell’articolo comparso sul giornale, noi che chiediamo giustizia e rispetto, siamo stati definiti agitatori e separatisti. Mario Ribis aveva pensato anche di chiedere al giornalista una smentita di quanto scritto, in quanto ritenevamo e ancora riteniamo, di non avere espresso le idee contenute nell’articolo; ma forse questo non faceva scoop se non aveva un po’ di pepe e di polemica. Certo che chi leggeva l’articolo, non poteva farsi una buona idea di questi rivoluzionari che chiedevano l’assurdo. Come dire cornuti e bastonati.

Non passava giorno senza scoprire quanto la disinformazione organizzata dal Comune, stava annullando le realtà dei paesi di Adegliacco e Cavalicco: ecco una locandina emblematica di questo modo di operare. Appena capitata nelle mani di M.P. è stata subito corretta la computer e portata all’Ufficio Attività Culturali del Comune, e consegnata al responsabile dell’ufficio, accompagnata da poco benevoli parole: “Se questo è fare cultura nel Comune, rischiate di perdere credibilità”; la risposta, risentita, è stata che non era accettabile una simile osservazione, ma poi l’impiegato ha dovuto ricredersi, e, come scusante, si è giustificato dicendo che il lavoro di preparazione era stato frettoloso e non aveva permesso un controllo accurato sui dati stampati. “Comunque un po’ di attenzione in più non guasterebbe, visto che il Comune ci mette la faccia”, è stato il commento di M.P..

 

 

In questa storia caratterizzata dal più classico dei muri di gomma, cioè lasciar dire ma poi continuare per la propria strada, senza ripensamenti e senza lasciarsi sfiorare dal dubbio, si cercava di agire nella legalità e di far applicare la legalità anche a chi mostrava di non avere intenzione di farlo. Ecco due lettere, protocollate, però destinate, come molte altre e come prassi consolidata del Comune di Tavagnacco, a rimanere senza risposta.

 

Si cercava qualunque modo potesse colpire la la sensibilità delle persone cui i messaggi erano diretti, pur di riuscire a far riflettere che dietro le nostre segnalazioni c’era un malessere che veniva da lontano, e che era stato un boccone inghiottito a forza e non digerito; che ora trovava la forza di venire a galla. In una qualche maniera questi segnali finivano sotto gli occhi degli interessati (con quali risultati, però, si può constatare dal fatto che sono anni che facciamo questi discorsi, senza cavare un ragno dal buco.

Esempio di striscioni comparsi sotto vari cartelli stradali per affermare l’identità dei nostri paesi, che il Comune cercava, o meglio cerca, in tutti i modi di reprimere. La lettera al Direttore del Messaggero Veneto era un modo per far conoscere le nostre idee.

Domenica 6 maggio 2012, per festeggiare gli 800 anni dell’annessione di Adegliacco al Patriarcato di Aquileia, dopo 169 anni di giurisdizione tedesca (pag. 18/19 CASAS) e per ricordare un episodio doloroso capitato in tempo di guerra nel 1943 (pag. 99/100 CASAS), è stata organizzata la Festa del Pane, nel vecchio molino di Adegliacco. M.P. arrivato alla festa in ritardo, e tutto sudato, appena visto il Sindaco non ha rinunciato a far presente la rivendicazione in piedi. “O rivi di scampanotà, parceche e sòn chei di Felèt che e vegnin a cjapànus” (pag 97 CASAS). “Anche questo è un problema che dovremo risolvere” ha risposto il Sindaco; ma ha concluso il mandato senza averlo risolto.

A proposito dei Consiglieri Comunali, più sopra si è visto come Moreno Lirutti la pensa sulla questione che stiamo portando avanti, e quindi quale aiuto sarebbe disponibile a darci. Abbiamo potuto toccare con mano la sua posizione anche durante una riunione presso l’Agriturismo Tonutti; c’era anche il geometra Fausto Micoli, ormai prossimo ad essere giubilato dalla sua carica di Difensore Civico, Aligi e Mario Ribis con tutte le mappe e le sentenze della giurisprudenza italiana relative a casi come il nostro. Incomprensibile preclusione totale anche di fronte a documenti che non lasciavano adito a dubbi, ma che, probabilmente, non volevano essere presi in considerazione

Da aggiungere che solo Aligi Di Biaggio ci ha sostenuti e ci è stato vicino, segnalandoci le attività che il Comune svolgeva. Ci ha informati infatti di una riunione tenutasi il 6 marzo 2013, alla presenza del Sindaco Maiarelli e del Consigliere Marco Tonetto, in cui con la competenza che deriva dalla sua profonda conoscenza della realtà territoriale, Sandro Comuzzo, su una carta geografica, aveva evidenziato quella che era la delimitazione che si poteva desumere in base alla documentazione storica a disposizione. E, come commentava Aligi, era una situazione davvero incredibile, considerato quell’immaginario collettivo derivato dalla sistematica disinformazione creata dalla presenza di cartelli fuorvianti esposti dall’Amministrazione Comunale. Quanto al Consigliere Tonetto, si può definire non pervenuto.

Si usa dire che quando si vuole insabbiare una cosa, basta istituire una commissione che studi il problema e come risolverlo, e si può arrivare alle calende greche, prima di avere in mano qualcosa di concreto. Così è stato per questo incontro, e per quello organizzato per il giorno 7 novembre 2012, quando una quindicina di persone si è riunita intorno ad un tavolo, con carte, mappe, documenti a discutere e a cercare di raggiungere un risultato nella legalità e nel rispetto.

Naturalmente, dal Comune di Tavagnacco non è uscito alcun documento ufficiale in cui fossero scritte, nero su bianco, le conclusioni cui erano giunte queste Commissioni; e pensare che basta prendere a riferimento le mappe napoleoniche del 1809, 1811, 1812; la citata mappa del 1843 dell’Archivio Storico Udinese; eventualmente la carta dell’Istituto Geografico Militare del 1928, che fa fede in mancanza di altra documentazione valida; la mappa citata da Valter Ceschia nel numero di aprile 1985 della sua pubblicazione IL PICCOLO PAESANO, relativa all’effimero Comune di Feletto; ma soprattutto lo studio elaborato dall’architetto Renato Fiorini nel 1970, su preciso incarico del Comune. L’accuratezza del lavoro deriva dal paziente riscontro di tutti i mappali confinanti, corroborati da altri dati che erano stati messi a disposizione dall’archivio comunale, come nell’archivio comunale era conservata, e lo è ancora, la mappa sulla quale ha lavorato l’architetto Fiorini.

Ma, d’altra parte, se nell’Amministrazione Comunale esiste una certa tendenza, e la si porta avanti anche a costo di perdere la faccia, è impossibile giungere a risultati validi.

L’immagine mostra quanto è radicata la mentalità della superiorità di Feletto: a distanza di 5 metri, sotto lo stesso ponte, per fornire le stesse identiche indicazioni, il metodo è stato completamente opposto, ma chiaro su quello che voleva significare

I cartelli stradali, secondo noi illegali, continuano a turbare il nostro sonno; e chissà per quanto ancora continueranno a farlo; ecco un’altra segnalazione fatta pervenire (naturalmente rimasta senza risposta).

Si dirà se ci sentiamo più saputelli dei nostri amministratori, che come mestiere fanno quello che è sotto gli occhi di tutti, e che si spera abbiano messo tutto il loro impegno nel consultare tutte le disposizioni di cui bisogna tener conto per rientrare nei dettami delle leggi, e perché vengano rispettati i diritti di tutti i cittadini amministrati. D’altra parte anche noi abbiamo gli occhi per vedere e per consultare i documenti sui quali si fonda una corretta amministrazione.

 

 

 

 

 

Il Direttore del Messaggero Veneto era diventato un punto di riferimento, nella pia illusione (di persona ingenua), che se veniva messa in piazza, pubblicamente sotto gli occhi tutti, una marachella, indirettamente chi l’aveva commessa avrebbe provato vergogna, e avrebbe anche messo il suo impegno per rimediare. La politica però, e l’esempio arriva dall’alto, sta dimostrando di trovarsi al di là del bene e del male. Si toccavano tutte le corde, dalla presa in giro (ma per l’adozione dei cartelli stradali era stata inviata una lettera protocollata al Sindaco, in cui si chiedeva quale poteva essere il costo dei nuovi cartelli per la sostituzione); ad una presa di posizione energica. Questa era derivata dal ricorso al Difensore Civico, al quale avevamo fatto presente quella strana situazione dei cartelli. La risposta del Sindaco era stata, appunto, quella che il patto di stabilità non permetteva la spesa della sostituzione. Dicendo questo ammetteva che non erano legali? E la spesa per i cartelli nuovi doveva ricadere sulla comunità? E l’adeguamento dei documenti comunali ricadeva nel patto di stabilità? Abbiamo dovuto accontentarci solo di parole. Anzi, sotto la scure del patto di stabilità è finito anche il Difensore Civico, che adesso non esiste più nel Comune di Tavagnacco; e speriamo che non sia per colpa della segnalazione al Sindaco sui cartelli. Comunque nel sito del Comune è ancora contemplata l’esistenza del Difensore Civico, solo che alla stanza 6 si trattano tutti altri affari.

Oltre che al Difensore Civico, queste nostre segnalazioni erano state portate all’attenzione del Consiglio Comunale dei Ragazzi, perché fossero oggetto di meditazione, e soprattutto perché venissero considerate l’esempio da non seguire , se, da adulti, si fosse presentato il caso di diventare amministratori.

Ogni tanto compariva anche qualche striscione, così, tanto per non far scendere la pressione; che, in qualche maniera, un po’ di fastidio dava, perché un amministratore si è lasciato scappare che scrivere parolacce sugli striscioni era sconveniente. Per lui, magari, non era sconveniente il mancato ascolto delle rivendicazioni degli abitanti di Adegliacco e Cavalicco; ma è solo questione di punti di vista. Cercavamo di non farci sangue amaro; e infatti è venuta fuori la storiella che quando questa persona ha deciso di cambiare macchina, ha chiesto di vedere quella che il concessionario gli presentava come un’occasione da non perdere: “Non posso prenderla – disse – ha una targa sconveniente”: CA000ZZ.

Un’altra delle storture provocata dai cartelli stradali fuorvianti, che ha influito sull’immaginario collettivo di gran parte degli abitanti del Comune, al punto che rischiamo di venire considerati abitanti di un altro pianeta, quando spieghiamo la nostra realtà territoriale, è quella tuttora visibile in Google earth. Chi cercava Via Santa Fosca, Adegliacco, Udine (ma questa via era in buona compagnia, visto che TUTTE LE ALTRE VIE  del Comune vivevano la stessa realtà), si sentiva rispondere dal programma: Forse cercavi Via Santa Fosca, Feletto Umberto? Figurarsi disguidi per chi cercava l’Agriturismo Tonutti, e doveva chiedere delucidazioni quando si trovava nei paraggi, non sapendo se via Ribis era a Adegliacco oppure a Feletto. M.P. ha cominciato col mandare una mail a Google Italia, accompagnata da varie mappe a chiarimento; poi scoperto che c’è la possibilità di segnalare un errore con mail tramite   .gmail.com, ha coinvolto quanti avevano questo browser per segnalare l’irregolarità (se qualche smanettone informatico vuole continuare questo lavoro, compie un’opera meritoria); infine si è recato direttamente a Milano, alla sede di Google Italia per consegnare la documentazione a disposizione (per poi scoprire che quella filiale tratta solo affari di pubblicità per la casa madre americana; una visita a Brera ha ripagato del viaggio a Milano). Una raccomandata alla sede centrale in America, contenente vari documenti, in modo che fosse chiara la situazione, è stata l’ultima trovata per farci sentire; attualmente, pian piano, le indicazioni vengono aggiornate, ma anche di recente si è trovato Adegliacco a Sud e Cavalicco a Nord. Le ditte insediate sul territorio di cui si discute, basandosi su Google, hanno impostato la loro pubblicità e il loro logo sulla carta intestata, tenendo conto della comoda situazione presentata da Google (vedere, a comprova, come hanno fatto gli impiegati delle Attività Culturali del Comune), e, quindi, continuando a diffondere la falsa percezione del nostro territorio. D’altra parte, chi va a dire al gommista sulla rotonda che il suo capannone è ubicato ad Adegliacco, se ha sotto gli occhi il cartello con la scritta Feletto? E, se riusciremo a spuntarla, quanto tempo dovrà passare per sradicare tutte le magagne che hanno infestato il Comune?

Non si sa qual’è stato il criterio adottato da Google per raccogliere i dati che poi vengono presentati su Google maps e Google earth, ma certamente quella pletora di cartelli con la scritta Feletto può aver fuorviato i ricercatori; e, d’altra parte, se si fossero rivolti al Comune per avere indicazioni basate su mappe precise (che ogni Comune dovrebbe avere e mettere a disposizione dei cittadini; che però, chissà per quali reconditi motivi, a Tavagnacco è impossibile consultare, perché ufficialmente non esistono), il risultato non sarebbe cambiato molto. Comunque per Google la frazione di Branco (anno 2016), non esiste del tutto; e chi, per curiosità, vuole andare a cercare le vie del nostro Comune, si trova disorientato, in quanto situazioni vecchie e sbagliate si sovrappongono a situazioni aggiornate. Chi, da fuori, per necessità, cerca indicazioni, resta sicuramente perplesso per il guazzabuglio che trova sulle mappe cui ricorre per orientarsi.

Considerata la breve durata degli striscioni correttivi, sui cartelli sono comparse modifiche, a rettifica, ricorrendo allo spray; non solo sul cartello in figura, ma anche su altri incriminati; pian piano si stanno scolorendo, ma si spera abbiano lasciato il segno e fatto riflettere più di qualche abitante distratto o poco sensibile. Gli striscioni di stoffa erano destinati a vita ancora più breve dello spray; e la riconferma si è avuta nel 2016, quando un’altra serie di striscioni è scomparsa nel giro di 15 giorni: non è scomparso, però, il problema.

L’arrivo del 2014 è stato salutato dalla presenza di questi fogli indicativi, che hanno tappezzato 27 pali dell’illuminazione pubblica, partendo dal serbatoio dell’acqua di via Trento, fino a superare il cartello Feletto di fronte al gommista. Davanti alla piscina i fogli sono stati brutalmente strappati nel giro di pochissimi giorni: forse avevano colpito nel segno?

SENTENZA  N. 28 del 1964                                                                                                                                        (omissis)… data la capacità che le frazioni stesse posseggono di assumere in proprio la soggettività di rapporti giuridici, in corrispondenza alla titolarità loro spettante degli interessi autonomi del gruppo di popolazione stanziato nella parte del territorio comunale ad esse assegnato.

SENTENZA N. 38 del 1969                                                                                                                                        (omissis)… Le stesse osservazioni valgono per quella parte dell’art.  33 della Costituzione  che per la modifica delle circoscrizioni territoriali esige che siano “sentite le popolazioni interessate”

SENTENZA N. 433/1995                                                                                                                                             La lettura del secondo comma dell’art. 133 della Costituzione è chiara ed univoca: la consultazione delle popolazioni interessate è richiesta sia per l’istituzione di nuovi Comuni, sia per la modificazione delle loro circoscrizioni.

DPR 223 del 30-05-1985, cap. VII ADEMPIMENTI TOPOGRAFICI ED ANAGRAFICI – In caso di Aggiornamento del piano topografico…                                                                                                                       — comma 4 Nello stesso periodo è fatto obbligo ai Comuni di segnalare tempestivamente all’istituto centrale, oltre che alle regioni competenti, l’insorgere di eventuali contestazioni territoriali.

Scomodando Platone, che si rivolterà nella tomba, sentendosi coinvolto in una bega di paese, cosa intendeva dire  il Sindaco con la sua risposta? Sembra di poter dire che ha fatto come l’uomo dentro la caverna che, vedendo ombre proiettate sul muro, riteneva che fossero di persone reali, e non di statue mosse ad arte per ingannare il prigioniero; solo che quell’uomo ha trovato la forza per liberarsi e uscire dalla caverna per poter arrivare alla conoscenza della verità. Quale forza occulta stia manovrando all’interno dell’Amministrazione Comunale, perché vari Sindaci, succedutisi nel tempo, abbiano continuato a voler ignorare la verità, anche di fronte a prove incontrovertibili, e rinunciando, pure, ad applicare le leggi dello Stato, questo resta inspiegabile mistero. D’altra parte, messa così, sembra di dover intendere che un Sindaco può, a sua discrezione, decidere che la situazione territoriale, di comodo, che trova, sia valida in assoluto, senza tener conto di due secoli di storia e di tradizioni, la cui validità è corroborata da leggi e documenti dello Stato.

Ma cosa vi cambia se i cartelli stradali rimangono così, come sono? E’ una domanda che spesso ci siamo sentiti fare. Intanto proviamo ad invertire le parti e vediamo le reazioni di quelli che sono i maltrattati di turno. Come dice Mario Ribis, non siamo gente che va a mettere il proprio nome sul campanello del vicino (cosa che dalle nostre parti, invece, è capitato). Noi abbiamo impostato la nostra presa di posizione basandoci sulla legalità e sul rispetto, come abbiamo spesso ripetuto; e gli altri sulla prevaricazione. E poi, possiamo rinunciare alla tradizione vissuta da molte persone, e che adesso si vuole, a tutti i costi, cancellare? Mario Ribis ha preteso che una TV locale correggesse la prima versione: “Cimitero di guerra inglese di Feletto”, perché il giorno dei Santi tutto il popolo di Adegliacco andava in processione a commemorare i Caduti al di là dello “Stradòn”, dopo aver onorato i propri morti del paese. E questo ha lasciato un segno incancellabile, anche se le fuorvianti indicazioni dei cartelli stradali, cercano di farlo scomparire.

“Sono pronto a resistere con ogni mezzo, anche a costo della vita, in modo che ciò costituisca una lezione nella storia ignominiosa di coloro che hanno la forza ma non la ragione”   Salvador Allende, 11 settembre 1973.  Paragonare la nostra piccola realtà a quella di Allende è esagerato e quasi sacrilego, ma anche quanto accade da noi fa parte di una storia ignominiosa.

Per finire, due righe del poeta Federico Tavan, che valgono più di mille pagine: Non avete ragione/siete maggioranza